DANTE nelle arti figurative croate contemporane
Venerdì, 08.07. - Venerdì, 09.09.2022.
La mostra di Dante nelle arti figurative croate contemporane rimarrà in esposizione nei mesi di luglio e agosto a Valle, in Istria, presso il Castello Soardo - Bembo
Sei artisti croati contemporanei Vatroslav Kuliš, Tomislav Buntak, Zlatko Keser, Igor Rončevič, Antun Boris Švaljek e Kuzma Kovačić hanno composto la loro pagina sulla Divina Commedia
attraverso il linguaggio delle arti figurative.
La mostra è organizzata grazie alla Comunità Italiana di Bala e all'Unione Italiana e i curatori sono Milan Bešlić e Fabrizio Fioretti.
Milan Bešlić
I.
Sei artisti croati contemporanei hanno composto la loro pagina sulla Divina Commedia attraverso il linguaggio delle arti figurative, rilegandola in un libro scritto con linee e colori nel corso di sette secoli, a partire dalla prima edizione completa dell'opera tripartita, o come la definiscono i più insigni studiosi di opere letterarie dantesche, la cattedrale gotica a tre navate, trattandosi di un capolavoro della letteratura italiana e mondiale. Quando sostengo che i grandi artisti hanno rilegato le loro opere in un libro che è stato scritto per secoli, cerco di porre l'attenzione sul fatto che l'opera di Dante è da sempre un argomento attuale. Il poema didattico di Dante è un'opera che attrae artisti da tutto il mondo, con immutata intensità, fatto di cui danno luminosa testimonianza i disegni e i dipinti che portano la firma dei classici della pittura europea sulle pagine di questo libro, unico nel suo genere e mai completamente finito. Sono opere paradigmatiche, incastonate nella nozione stessa di tradizione pittorica, a partire dai grandi maestri del Medioevo fino agli autori canonici dell'arte moderna e agli audaci promotori del discorso sull'arte contemporanea. Nell'ampio arco di tempo di ben sette secoli, i migliori artisti hanno scoperto nelle rime sonore e nelle suggestive terzine dantesche le immaginifiche regioni della spiritualità e la struttura stratificata dell'essere umano. Le hanno plasmate nelle loro opere, approfondendo allo stesso tempo la voce del poeta con nuova forza espressiva e trasportandola in un nuovo mezzo mediatico, quello delle arti figurative.
Questi artisti hanno approcciato gli stessi contenuti, sebbene in modo diverso, consolidando il proprio discorso, ispirandosi all'armoniosa rima degli endecasillabi danteschi e facendo di questi ultimi un unico punto di partenza del loro processo creativo attraverso il quale esprimere visivamente la parola scritta di Dante, pregna di immagini vivide, reali e straordinarie. Nel corso della storia, le opere degli artisti possono essere sfogliate attraverso le loro variazioni stilistiche e le produzioni autoriali. Costituiscono un argomento dantesco ampio e peculiare che affascina sia i dantisti medievali sia quelli moderni. :Cimponente bibliografia sulle arti figurative è senza dubbio, altresì, una componente importante nella lettura della Divina Commedia, soprattutto come contributo alla ricerca scientifica, allo studio teorico e alla valutazione critica nel contesto di nuove interpretazioni su quest'opera, che rappresenta la pietra miliare del basso Medioevo. A tale bibliografia vanno, inoltre, aggiunte le rkerche sul cambiamento del gusto letterario e dell'interesse sociale per l'opera letteraria di Dante, entrambi soggetti a oscillazioni nei sette secoli trascorsi e ovviamente, quelle relative alla ricezione del poema didattico nella dantistica contemporanea e nella produzione letteraria odierna. llipera di Dante è da secoli un argomento di attualità per i critici letterari, aperto a osservazioni filosofiche e teologiche. Rappresenta ancora uno stimolo per numerose generazioni di versificatori in varie lingue e di culture differenti, come pure una fonte attrattiva per la creatività degli artisti di ogni tempo.
II.
Il sommo poeta italiano e il primo rimatore moderno europeo, Dante Alighieri, discendente di un'antica famiglia di nobili origini, che affondava secolari radici nell'antica Roma, nacque a Firenze nel 1265 e morì il 14 settembre 1321 a Ravenna, dopo aver contratto la malaria nel corso di un rientro da Venezia. La città natale illuminò di luce il suo essere quando, all'età di nove anni, incrociò lo sguardo di una bambina che avrebbe ammirato per il resto della sua vita, persino quando non l'avrebbe più vista viva, perché anche dopo la morte la donna rappresenterà la luce sul suo cammino attraverso la Divina Commedia. A Firenze, all'angolo magico di una piccola via, nel 1274 scorse per la prima volta Beatrice, identificata in Beatrice (Bice) di Folco Portinari, una ragazza che da quel momento sarà l'amore del poeta e il "pilastro spirituale" del suo divino poema che è, d'altronde, la colonna spirituale della letteratura europea e mondiale. Tuttavia, la sua città natale spense quella e ogni altra luce sul viaggio della vita del poeta nel 1302, quando fu condannato all'esilio perpetuo per decisione delle autorità cittadine. Il poeta ebbe un incarico politico e prendendo le parti della sua fazione, quella dei Guelfi bianchi, perse a Firenze la battaglia per il potere e fu quindi allontanato dalla città, salvando a malapena la pelle. Vagò per il resto dei suoi giorni di città in città, visse per brevi periodi a Verona, Padova, Bologna, Arezzo, Forlì e poi a Mantova, infine a Ravenna, dove i suoi occhi si spensero per sempre e fu sepolto nella Basilica di San Francesco, che è ancora oggi la dimora del suo riposo eterno. Giovanni Boccaccio, lo scrittore del Decameron, fu uno dei primi a scrivere Il Comento sopra la Commedia, dedicandosi altresì alle altre opere letterarie di Dante ( Vita nuova, Rime, Convivio, De vulgari eloquentia, Epistole, Egloghe, ecc.). Tusegesi boccaccesca è il primo commento analitico all'opera, cioè un'analisi della sua complessa struttura letteraria, di matrice filosofica e con un'inquadratura teologica, sulle quali il sommo poeta, con l'utilizzò delle terzine in rima, costruì un poema sistematizzato in unità tematiche suddivise in tre cantiche organizzate in modo preciso, ovvero l'Inferno, il Purgatorio e il Paradiso. In questa vasta struttura poetica saldamente concepita in cento canti, sono tre le guide che accompagnano il poeta nel suo cammino attraverso le tre cantiche: la prima guida è un poeta classico della letteratura latina e maestro di Dante, Virgilio, a cui fa seguito Beatrice che nei canti finali cede il ruolo a San Bernardo.
III.
Sembra che si possa affermare con una certa certezza che, sin dalla prima interpretazione analitica di Boccaccio della Divina Commedia dantesca fino ai giorni nostri, l'interesse per !opera negli ambienti letterari e culturali abbia tracciato una costante traiettoria in salita, nonostante la già citata evidente oscillazione avvenuta in alcuni periodi storici. Losservazione è avvalorata da nuove letture, da analisi scientifiche di fatti recentemente scoperti e da interpretazioni teoriche condotte da nuovi punti di vista e da numerose trasposizioni in svariate lingue delle sue opere, in particolare della Divina Commedia, nonché dalla traduzione in prosa di Bozidar Petrac nella lingua letteraria croata moderna, che rappresenta un prezioso contributo a una nuova lettura e comprensione del grande poeta nell'ambito dell'odierna letteratura e cultura croate. A sostegno di quanto affermato, basti aggiungere che la Divina Commedia è sempre al primo posto in ogni rassegna storica della letteratura italiana e mondiale, ossia occupa un posto identitario nella letteratura italiana ed europea, è il punto centrale della spiritualità cristiana da cui ~i diffonde concentricamente da secoli in ogni nazione, in molteplici lingue e numerose opere letterarie. L'imponente schiera di studiosi europei e croati dell'opera letteraria di Dante occupa un'immensa biblioteca, che in questa sede non può essere riportata integralmente, ma si ritiene doveroso menzionare le due massime autorità tra i critici letterari, oggi le più citate. Il primo ha scritto nel XIX secolo e il secondo nel XX secolo. Francesco De Sanctis dedica due capitoli a Dante Alighieri nella Storia della letteratura italiana e sulla Commedia scrive:
«La sua Commedia riempie di sé tutto il secolo. I contemporanei la chiamarono "divinà', quasi la parola sacra, il libro dell'altra vita, o come diceano, "il libro dell'anima"». Nel secolo successivo, segnato fortemente dalla personalità di T. S. Eliot che scrive così, da una nuova prospettiva, del suo grande predecessore: «Lo stile di Dante possiede una particolare lucidità, una lucidità poetica, distinta da una lucidità intellettuale».
IV.
Nella letteratura e nella cultura croate, la parola poetica di Dante, dopo l'apparizione in Italia, si fece rapidamente sentire anche nella lingua nazionale. La ricezione della traduzione della Divina Commedia di Dante iniziò, e non fu certo un caso, con Marko Marulié - Marco Marulo (1450 -1524). Si trattò del primo e, se si vuole, vero contatto filologico dei Croati : con Dante. La numerosità delle traduzioni, oltre che delle opere complete, è evidente nelle frequenti versioni di frammenti di liriche e brani più o meno estesi dell'opus dantesco, il che testimonia il grande interesse del mondo culturale croato per gli scritti danteschi. Un'ulteriore palese conferma la riscontriamo nella secolare linea cronologica, nei nutriti esempi di reminiscenze che rafforzano la tesi sulla parola dantesca come parola viva croata, soprattutto nelle traduzioni antologiche di insigni poeti e studiosi che, nelle parole di Matos, fecero di Dante un poeta croato: Iso Krsnjavi, Milan Begovié, Ante Tresié Pavicié, Vladimir Nazor, Mihovil Kombol, Frane Cale, Mate Zorié, Tomislav Ladan, Tonko Maroevié, Mirko Tomasovié, Pavao Pavlicié, Vojmir Vinja, Mate Maras, Branimir Glavicié e altri.
V.
Per poter affermare che la Divina Commedia sia unopera letteraria attuale nei secoli, è sufficiente rivolgere uno sguardo fugace alla vasta bibliografia che pone le basi su una tale conclusione. Escludendo il dato di fatto che il poema dantesco è uno dei più grandi e affrontati argomenti della letteratura mondiale e quindi produce costantemente nuovi interpreti con approcci da vari punti di vista, soprattutto filologici e letterari, nonché filosofici e teologici, come si è visto in passato e si continua a osservare ancor oggi, l'opera continua ad attrarre artisti e quindi, oltre in campo letterario, è un grande tema nelle arti figurative. Lo straordinario interesse degli artisti per la Divina Commedia è evidente nella lunga sequenza storica dei tempi passati, così come pure nelle opere artistiche dei contemporanei europei e croati. Tale passione per il poema dantesco è riconoscibile, tra l'altro, nella sua dimensione allegorica intrisa di componenti artistiche. Vale a dire, ogni canto emana un'enorme energia visiva, una suggestiva efficacia rappresentativa delle scene, di esseri umani e non umani, di animali e fiere, di lampi della ragione, di riflessi speculari degli eventi, di piani spaziali sfumati, di paesaggi panoramici, di pendii luminosi e profondità oscure, di curve radianti e dirupi crepuscolari, di ritmici contrasti di luce, di gradazioni prospettiche, di inquadrature fantasiose, di singolari schermi ariosi. Il percorso stesso del poeta è definito dallo spazio, dagli avverbi di luogo dentro e attraverso. gli ambienti delle tre cantiche, ovvero un viaggio che attraversa tre spazi diversi: l'Inferno, il Purgatorio, il Paradiso. Si può asserire, solo con una minima reticenza, che Dante non scrive versi con le parole, ma modella lo spazio con le parole; con le linee e i vividi colori della propria tavolozza configura gli ambienti e i paesaggi in versi visivi. La vigorosa connotazione artistica del poema dantesco è stata magistralmente colta da Eliot:
«Per un poeta capace, allegoria significa chiare immagini visive. E un'immagine visiva chiara sarà tanto più intensa se dotata di significato - non ci interessa sapere quale ma, nel cogliere l'immagine, va da sé che dobbiamo ammettere in essa la presenza di un significato».
A sostegno dell'intensa presenza di effetti artistici nell'opera di Dante si può aggiungere il fatto che il poeta stesso era un pittore e - un disegnatore.
" ... ma perché veggi mei ciò ch'io disegno, a colorare stenderò la mano''
Nel canto successivo, Dante manifesta le sue intenzioni ed esprime il suo desiderio - e lo fa attraverso il disegno:
come pintor che con essempro pinga,
disegnerei com'io m'addormentai;
Quindi, oltre che con le parole, il sommo poeta si è espresso anche per mezzo del linguaggio visivo, e poiché non esistono, per quanto sia noto all'autore di queste righe, disegni e dipinti che si siano conservati, si può affermare con grande certezza che abbia utilizzato il classico metodo del disegno su carta, con matita, carboncino, inchiostro, pennello e colore su tela. A quanto già detto, possiamo aggiungere il fatto che frequentava Giotto e altri artisti, era, quindi, molto probabilmente, un esperto di eventi d'arte e di produzione artistica. Si può desumere che, proprio sulla base di queste caratteristiche poetiche legate all'arte figurativa, Eliot abbia potuto dichiarare esplicitamente: «rimmaginazione di Dante è visiva». La più concisa analisi retrospettiva dimostra chiaramente che la Divina Commedia è anche un argomento visivo, con una determinante storica, perché nei secoli si è moltiplicato e ramificato stilisticamente, con una costante espansione nello spazio e fioritura nel tempo. Pertanto, è ragionevole sostenere che il poema dantesco sia una fonte di ispirazione ininterrotta per gli artisti. Nel corso dei secoli, molti dei temi danteschi sono stati leggibili in disegni e dipinti di autori canonici, come pure nella cultura massmediatica contemporanea, in varie trasposizioni di carattere popolare. Una simile constatazione è stata riassunta da Tonko Maroevié con erudita persuasività: «Il destino e l'influenza della poesia di Dante in determinati periodi o in determinati spazi possono essere senza dubbio valutati anche in base alla documentazione sulle arti figurative». Mi accingo, quindi, in questa sede, prima di soffermarmi sulle opere di sei artisti croati contemporanei realizzate su ispirazione dei versi danteschi, a rifarmi all'espressione introduttiva "in base alla documentazione sulle arti figurative" in modo da sintetizzare, non potendo farlo esaustivamente, questo vasto argomento. Mi limiterò ad affrontarlo attraverso autori paradigmatici, evidenziandone in questo modo l'importanza nello studio e nella conoscenza del poema dantesco. «Eppure le tracce della Divina Commedia nella pittura e nella scultura sono testimonianze preziose dei differenti modi in cui è stata letta e compresa, e per molti aspetti sono più convincenti degli appunti scolastici e talvolta più dirette dell'esegesi ispirata». Incamminandoci lungo queste tracce artistiche disseminate lungo la Divina Commedia, allora la nostra Beatrice si chiamerà Mano, cioè la mano spiritualizzata degli artisti che ci condurranno attraverso l'Inferno, il Purgatorio, il Paradiso e solo allora si noterà che sin dai primi versi pubblicati della Divina Commedia questa mano - attraverso la lingua dell'arte figurativa, con la sua chiara modulazione costituita da disegni, opere grafiche, dipinti, affreschi, sculture, ecc. - ha trasformato espressivamente la materia dantesca in atti visivi. Nel corso dei secoli è stato dimostrato che nelle numerose e variegate opere d'arte dei più grandi maestri ce un discorso artistico vigoroso e fastoso, e che il loro proliferare nel tempo è stato intenso e costante. Citeremo innanzitutto Giotto di Bondone, non solo perché ebbe un rapporto di amicizia con Dante, ma anche perché è stato uno dei primi a realizzare il famoso ritratto del poeta (1335) nella Cappella del Podestà a Palazzo del Bargello di Firenze.
Il poeta è stato raffigurato da altri artisti e su ispirazione dei suoi versi sono stati realizzati disegni, quadri, sculture: Sandro Botticelli, Michelangelo Buonarroti, Raffaello Sanzio, Luca Signorelli, Giorgio Vasari, Federico Zuccari, Agnolo di Cosimo Bronzino ... Tra questi spicca il ritratto di Dante a opera di Domenico di Michelino ( 1456) nella Cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze. Il pittore inglese Rossetti (1828-1882) tradusse le opere di Dante e dipinse prendendo spunto dai suoi motivi. Per la grande stima nei confronti del poeta italiano, prepose davanti al nome Gabriel quello di Dante, firmandosi: Dante Gabriel Rossetti. Sia Joshua Reynolds sia William Blake sono rimasti affascinati dai versi di Dante, così come molti altri pittori, scultori e fumettisti francesi, tra cui Jean Auguste Dominique Ingres, Eugène Delacroix, Edouard Manet, Auguste Rodin, Gustave Doré che ha realizzato le illustrazioni più famose della Divina Commedia ... È certamente importante ricordare che nelle opere degli autori dei nostri giorni, Dante è una fonte di ispirazione costante; basti citare Salvador Dali, Mare Chagall, Robert Rauschenberg, Georgy Frangulyan e altri.
VI.
Sul territorio croato, tracce chiare di un linguaggio artistico rivolto ai temi di Dante, appaiono nelle opere di pittori solo a partire dalla fine del XIX secolo. Vale a dire che, per i motivi realizzati prima dell'Ottocento che richiamano la Divina Commedia o ritraggono le sembianze del poeta, non è possibile definire con precisione le caratteristiche dell'artista, pertanto diventa arduo stabilirne la paternità con assoluta certezza, come nel caso di Juraj Dalmatinac e Juraj (Julije) Klovié. Così come non si può risalire alla firma dello scultore per la testa a tutto rilievo del poeta che si trova sul portale della chiesa di San Francesco alle Scale ad Ancona 9 e del miniatore che ha realizzato le decorazioni con motivi tratti dai versi del Paradiso per un manoscritto vaticano (Cod. Urb. Lat. 365.) Iso Krsnjavi ha riempito la pagina dantesca dell'arte croata, rimasta per secoli vuota, con il pennello di Bela Cikos Sesija, dando così vita all'opera del fiorentino nella cultura croata, in particolare con la sua traduzione in prosa della Divina Commedia 11, accompagnata dai mirabili disegni di Mirko Racki. È importante sottolineare il fatto che la traduzione stessa, nonostante gli arcaismi, respiri ancora la parola viva croata. L'impulso dantista iniziale balenò alla fine del XIX e illuminò l'intero XX secolo con la luce dei versi di Dante nelle opere di molti artisti croati, tra cui ricorderemo le grandi composizioni di Oton Ivekovié, la malinconia crepuscolare di Emanuel Vidovié, lo splendore della pittura di Bukovac e l'armonia tonale di Babié, le opere di Franges-Mihanovié. I motivi di Dante sono profondamente impressi nelle forme scultoree di Radaus e Antunac e nei disegni di Lackovié, Bourek, Nives Kavurié Kurtovié, Sutej, Kauzlarié-Atac, Nevjestié, Dimitrije Popovié, Drago Ivanisevié e altri. Attraverso il patrimonio artistico croato, la luminosità delle terzine di Dante è penetrata anche nelle opere d'arte di autori croati contemporanei che, con il loro linguaggio hanno trasportato la lucentezza dei vocaboli danteschi in linee dinamiche e fantasiose e in armoniosi riflessi di colore. Cogliendo la straordinaria eredità tradizionale, gli autori-collaboratori chiamati a partecipare al progetto di traduzione di Petrac e al progetto editoriale dell'Associazione Matica Hrvatska, con i loro contributi hanno aderito alle iniziative dell'anno di Dante per celebrare il settimo centenario della sua morte. Le loro opere, realizzate richiamando i motivi di Dante, sono esposte in una mostra al Gabinetto di opere grafiche dell'Accademia Croata delle Scienze e delle Arti, e saranno pubblicate, successivamente, di anno in anno, nella nuova traduzione della Divina Commedia. Ogni autore ha seguito la propria strada, guidato dalla propria Beatrice, e attraverso le tre cantiche, ciascuno di loro si è avvicinato alla lettura dei versi di Dante in maniera diversa.
È importante far notare che con la loro interpretazione, non solo hanno illustrato o ripreso un motivo scelto, ma lo hanno anche plasmato in un'opera d'arte con componenti riconoscibili della propria espressione artistica. In questo procedimento, in piena libertà creativa, sul modello della nuova traduzione di Petrac della Divina Commedia, gli artisti hanno interpretato vari motivi con linee elementari e con la purezza dei colori. Attraverso scelte autonome, hanno espresso il loro pensiero dal proprio punto di vista, con i propri sentimenti, dando un'interpretazione del poema dantesco che ha portato a una nuova lettura per mezzo del linguaggio artistico e che ha aperto una nuova pagina sulla storia della critica dantista dell'arte croata. Vatroslav Kulis, con il suo punto focale coloristico, accende tratti infuocati in cui il colore rosso domina le linee verticali e le traiettorie, le superfici, mentre le curve semicircolari di colore giallo mattone penetrano nei meandri delloscurità, per raggiungere le tenebre dell'Inferno in cui ritrae l'umanità umiliata dellessere umano, completamente distrutto dal peccato, con rappresentazioni di corpi malformi vinti dal dolore, sofferenti, piegati, contorti, capovolti, spezzati, brucianti .. .In questi eterni gemiti e tra bui sospiri ritroviamo spergiuratori, scismatici e miscredenti, falsi profeti, ignavi e bari, usurai, corruttori, sodomiti e bestemmiatori, suicidi, ladri e traditori della patria . . . Utilizzando il colore nero dell'inferno, il pittore ha modellato enormi volumi scuri di creature con un occhio solo e di tetri personaggi di neri diavoli alla cui rabbiosa mercé dei denti aguzzi e a ogni sorta di malignità sono abbandonati questi peccatori, soggiogati dal potere del diavolo, affinché ciascuno degli sventurati, uno ad uno, non eviti lo schiocco della frusta, né la fiamma di fuoco, né le lame insanguinate delle unghie diaboliche ...
Attraverso le alte verticali del viale alberato di colore blu e nero, Dante e Virgilio percorrono un sentiero grigio-marrone in uno spazio inquietante in cui Kulis, con un'armoniosa configurazione di toni, guida entrambi i poeti nel XXXIV canto verso le stanze di Lucifero, riproducendo con il pennello i motivi descritti nei versi e consolidando il legame tra l'arte figurativa e le parole del poeta. Tomislav Buntak dà vita al disegno con tratti decisi e sicuri, con intrecci di linee sottili e lunghe, larghe e corte, ondeggianti, vorticose, spiraliformi e arricciate. Una fritta griglia di linee e l'inchiostro nero steso sulla superficie bianca della carta permettono a Buntak di scrivere la sua lettura deII'Inferno dantesco, attraverso visioni tragiche della caduta dell'uomo nel peccato, dilaniato dalle forze del male, divorato e trafitto da ineffabili tormenti. Per l'artista la linea è la componente di configurazione di base, che gli permette di sviluppare il tema dell'Inferno in un processo creativo dinamico e guidato dall'invenzione; e in questo slancio scopre anche nuovi valori nel tradizionale mezzo espressivo del disegno.
Con un'eccezionale abilità nel disegno, mette in scena i versi danteschi e Ii dispone in un insieme tematico armoniosamente strutturato, che trova rivelazione in una lucida sintesi dei modelli e dell'immaginazione. Con un ciclo di disegni concettualmente completo, elabora coerentemente la tesi del poeta sullo sprofondamento dell'umanità nel male del peccato, svelando con la luce dei suoi disegni, nelloscurità eterna dell'Inferno, i profondi abissi della miseria umana e la caduta nell'empietà. L'abilità di Buntak nell'arte del disegno ha aperto lo spazio al fantastico senza nulla togliere al realismo delle scene. Ha allontanato il disegno dalla dimensione dell'illustrazione e lo ha innalzato verso i più alti valori artistici di Racki, evocando suggestivamente Doré, collocando il suo contributo al tema dantesco in due contesti, sia in quello europeo sia in quello croato. Laddove la linea separa il cielo dalla terra, Keser li unisce con il colore.
Questo punto di contatto è la sua fonte artistica e la dimensione in cui dà vita al disegno; è il suo spazio creativo. Tale punto di collegamento modella la forma. Con la linea conquista lo spazio, lo domina con il colore, con la linea delimita, con il colore definisce. Con la linea raschia tutti gli strati del male accumulati sul fondo delle cavità infernali e lo porta alla luce con il colore, per dissolverlo in particelle di speranza nella catarsi del Purgatorio. Ciascuno dei versi di Dante risplende di faville vitalistiche attraverso il colore di Keser, che illumina le oscure ombre umane nel loro angoscioso procedere dall'Inferno verso la luce del Purgatorio. Con tratti rapidi, netti e precisi di penna e pennello sulla superficie bianca della carta, il pittore raffigura, seguendo l'insegnamento di Dante, la dissoluzione dellessere umano nella disumanità del peccato nell'atto di purificazione. In questo processo alchemico, il principio creativo di Keser disgrega gli elementi artistici raccogliendoli nella loro essenzialità, li estrae nella sostanza, li libera nella loro purezza, così come l'uomo nel Purgatorio si svincola dal peccato. L'impressione è quella che molte scene del Purgatorio si riflettano nella vita quotidiana fatta di inquietudini e angosce esistenziali, che il cielo si trovi sotto alla Terra, il male sopra al bene, e che Dante in passato abbia riassunto tali elementi nelle sue terzine e che Keser li riprenda oggi nei suoi disegni con puri elementi figurativi. Il pittore Igor Roncevié ha indirizzato il suo fare artistico verso il principio postmoderno di ricerca dell'approccio dell'artista all'immagine stessa, per rafforzarla in sé e per consolidarla nella sua essenza nel procedimento pittorico. Con la stessa coerenza si è soffermato sull'interpretazione pittorica dei versi danteschi, con l'utilizzo di quei colori con cui ha potuto esprimere la stratificazione semantica del testo, senza intaccare la sua precedente esperienza nell'arte figurativa, anzi, basando l'interpretazione su questa, assimilandola nella rappresentazione del tema del Purgatorio. Lo spazio del poema dantesco, vasto e indubbiamente visivo, è una pagina bianca pulita su cui il pennello di Roncevié ha lasciato le sue chiare tracce, descrivendo gli spazi interiori della sofferenza umana lungo le vie smarrite del peccato. La svolta dalloggettivo e descrittivo all'introspettivo e metafisico ha indirizzato il processo creativo di Roncevié in un discorso artistico astratto, attraverso il quale l'artista raggiunge con maggiore intensità l'interiorità dellessere umano e crea nuovi valori artistici nella sua pittura. Questo procedimento è stato applicato dall'artista al mezzo dell'arte grafica in serie limitata e lo ha concretizzato con una recente scelta interpretativa dei motivi del Purgatorio, non descrivendo e non copiando, come pure evitando di trasferire semplicemente i contenuti da un mezzo all'altro, bensì rivelando il nascosto, l'interiorità nell'esteriorità, l'invisibile nel visibile, il buio nella luce dei colori, il male del peccato nel bene della redenzione. È pressoché noto e una tesi ampiamente accettata il fatto che Antun Boris Svaljek si trovi con un piede sulla terra e con l'altro in paradiso. Questa sua posizione, che può essere definita quella di un grande passo e di un felice salto, ha portato il pittore, sin dai suoi esordi artistici mossi da un'avvincente originalità immaginifica e da un procedimento nell'arte del disegno unico nel suo genere, a inaugurare questa suo collocarsi tra cielo e terra, dando vita a un mondo artistico-paradisiaco - il cosiddetto mondo di Svaljek.
Un universo che dal lato pittorico è allestito con straordinaria resa realistica e dal lato artistico è realmente collocato in Paradiso. Rifacendosi al principio del concetto di pittura tradizionale, con l'introduzione fantasiosa del surreale e del fantastico, del sardonico e del grottesco, dell'ironico e dell'umoristico, e con la forza della spinta barocca verso le altezze, ha spiegato le ali della sua pittura per farla volare nel firmamento artistico croato verso il trascendentale, elevando ciascuna componente terrena a sostanza spirituale del proprio linguaggio creativo, per mezzo del quale, a volte, non è solo il pittore a parlare, ma anche, come sembra, una voce soprannaturale ... Nello spazio paradisiaco della pittura, l'artista ha atteso e accolto con spirituale serenità pure i versi danteschi del Paradiso. Molte di queste unità metriche, prima di ogni tempo, hanno abitato gli spazi pittorici del Paradiso di Svaljek e, seguendo la Parola, sappiamo che la vita è in Paradiso, augurandoci di viverla in virtù della fede in Dio. Questa Parola è stata scritta con il pennello e nella realtà terrena del paradiso pittorico porta la firma di Antun Boris Svaljek, perché lui stesso è già inserito nella realtà celeste del Paradiso.
I motivi pittorici basati sui versi del Paradiso di Dante sono scene terrene scansionate nelle inquadrature celesti di Svaljek, in una serie di dipinti di piccole dimensioni dall'espressività monumentale, che a volte rifulgono della potenza di quel famoso miniatore croato che in vita venne definito il Michelangelo delle miniature: immagine scritta, poesia dipinta, viva parola letteraria di Dante nel vivo linguaggio visivo di Svaljek. Lo scultore Kuzma Kovacié ha modellato le sue prime opere pittoricamente, mediante il colore, la superficie, la bidimensionalità. Si potrebbe quasi dire che abbia iniziato a scolpire con la pittura. Faccio questa affermazione basandomi sulle caratteristiche delle sue opere, partendo dai piccoli schizzi e dai collage realizzati quand'era ancora uno studente, e arrivando alle dimensioni e alla realizzazione di grandi ed emblematici rilievi creati negli anni più maturi, che definisco, e credo di non sbagliarmi, dipinti scultorei. È sufficiente sbirciare nella vasta produzione artistica scultorea di Kovacié, per rendersi conto che nella sua ricca e fertile produzione e nel suo splendore artistico ci sono numerosi dipinti scultorei. Trattasi di un grande (anche per dimensioni) ed esclusivo tema scultoreo in attesa di elaborazione.
Per Kuzma Kovačić si può dire che, escludendo le altre componenti, sia anche uno scultore del colore. Uno scultore del volume tridimensionale teso - caratterizzato sia dalla superficie sia dal colore nei rilievi bidimensionali di dipinti scultorei; ed è certamente questo uno dei tratti distintivi più importanti del suo lavoro. Le menzionate caratteristiche pittorico-scultoree sono riscontrabili altresì nei disegni di minori dimensioni, realizzati su ispirazione dei versi danteschi, che non fanno altro che rafforzare l'opinione sul pittore-scultore e la tesi sulla continuità del suo operato. Pertanto, i disegni che rimandano ai motivi danteschi del Paradiso sono opera di uno scultore che, con un delicato inserimento della matita con grafite grigio- nera e del colore blu su una superficie di carta bianca, ha apostrofato il pittore Kuzma Kovacié, senza tuttavia adombrare lo scultore. La spiritualità cristiana del poema dantesco e dell'intera produzione artistica di Kovacié balena in questi disegni, emanando una sensibilità religiosa attraverso l'espressività pittorica dello scultore.
VII.
La Divina Commedia, nella traduzione di Bozidar Petrac, ha parlato con rinnovato vigore nella lingua letteraria croata in cui leggiamo l'autore italiano come se fosse un "poeta croato': citando le parole di Matos. Latemporalità del poema "del padre della lingua italianà' è espressa mediante un discorso contemporaneo in una narrazione in prosa che evidenzia la sontuosa stratificazione della lingua croata. Il linguaggio visivo degli artisti contemporanei è analogo alla struttura filologica di rilievo del testo, proprio grazie alle differenze di approccio all'opera di Dante, intesa come un poema contemporaneo. Pertanto, tramite il linguaggio figurativo, queste opere artistiche confermano il fatto che la Divina Commedia non sia solo un poema di importanza storica, ma è ancora attuale e gli eventi e le persone reali coevi a Dante sono ancora oggi tra noi, li vediamo intorno a noi, leggendo appunto Dante attraverso il linguaggio degli artisti croati contemporanei. Trattasi di llustri maestri che hanno realizzato le proprie opere individuando i motivi in cui hanno riconosciuto le loro affinità intellettuali e creative e, percorrendo le tre cantiche della Divina Commedia, con un tale procedimento, hanno modellato i temi danteschi nelle loro visioni pregne di importanti connotazioni autoriali. Ogni artista ha sviluppato una tesi artistica in una serie di opere coerentemente concepita e fatta confluire in un insieme estetico armonioso di struttura eterogenea, caratterizzata da svariati stilemi attinti da una vasta gamma, partendo dal concetto di pittura tradizionale, per arrivare a quella surreale e fantastica, astratta e informale. L'iconografia cristiana nelle opere d'arte non è repressa, né prevaricante, nonostante il fatto che la spina dorsale teologica dellopera sia cristiana. Sicuramente non è stato il caso a spingere Dante nella stesura della Divina Commedia e a intraprendere il cammino nelle tre cantiche al tempo della Passione e Risurrezione di Cristo, e nel giorno dell'Incarnazione di Dio, ab Incarnatione - come si calcolava il tempo a Firenze nel Trecento. La strada impervia di Cristo è in definitiva anche la via di Dante percorsa nell'Inferno, nel Purgatorio e nel Paradiso, attraverso gli spazi - gli stati d'animo, dalle tenebre del peccato alla via verso la luce della fede: «Il tentativo di Dante consiste nel far vedere a noi ciò che egli ha visto». Ci sembra, dunque, di "vedere" le stesse scene, nelle medesime perenni umane sofferenze e nelleterno desiderio di redenzione e di leggerle nelle opere degli artisti croati contemporanei che hanno creato, ispirandosi ai versi senza tempo di Dante.
Vatroslav Kuliš (nato a Vidosi, Bosnia ed Erzegovina, nel 1951). Si è laureato nel 1976 all'accademia di Belle Arti di Zagabria. È uno dei più importanti pittori croati contemporanei che utilizza il linguaggio e arte astratta, con una spiccata vocazione gestuale e coloristica. Ha realizzato ammirevoli opere con le tecmatiche del mosaico, del guazzo, del disegno, e disegno grafico, dedicandosi anche alla scenografia. Ha allestito più di cento mostre personali e partecipato a numerose mostre collettive in Croazia e allestero. Le sue opere sono esposte in musei, gallerie, collezioni private, spazi publici e sacri. Per il suo lavoro gli sono stati conferiti premi, onorificenze e riconoscimenti. Vive e lavora a Zagabria.
Tomislav Buntak (nato nel 1971 a Zagabria). Si è laureato all'Accademia di Belle Arti di Zagabria nel 1997. Il disegno è il mezzo principale dell'autore, con il quale ha creato unità tematiche in cicli che lo hanno posizionato in alto nella scena artistica croata contemporanea. (Pellegrini, 2008). La sua creatività è fortemente impregnata di motivi cristiani e presentata in numerose mostre indipendenti. Le sue opere si trovano in musei, gallerie, collezioni private, spazi pubblici e sacri. Ha ricevuto premi e riconoscimenti. È professore ordinario presso l'Accademia di Belle Arti di Zagabria, di cui è preside. È presidente della Società croata degli artisti di Zagabria, dove vive e lavora.
Zlatko Keser (nato nel 1942 a Zagabria). Si è laureato nel 1967 all'Accademia di Belle Arti di Zagabria, dove è stato professore fino al suo pensionamento con lo status di professore emerito. Associato al Krsto Hegedušić Master Workshop (1971-1975). All'ALU ha ideato il progetto Disegno Creativo, che ha realizzato anche nell'ambito dell'evento culturale Edo Murtić Days dal 2010 a oggi. La sua creatività si basa sui media tradizionali, in particolare il disegno e la pittura. Ha realizzato anche opere di pittura murale, gouache e graphic design. Ha esposto in numerose mostre personali e collettive in Croazia e nel mondo. Le sue opere si trovano in musei, gallerie, mense private, spazi pubblici e sacri. Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti. Membro regolare di HAZU. Vive e lavora a Zagabria.
Igor Rončević (nato nel 1951 a Zara). Laureato nel 1976 all'Accademia di Belle Arti di Zagabria, dove ha lavorato come professore ordinario fino al 2021. Associato al Master Workshop del Prof. Ljuba Ivančić e del Prof. Nikola Reiser (1979-1981). La pittura di Rončević è costruita sulle premesse del discorso astratto e rappresenta un importante contributo all'arte croata contemporanea. Ha tenuto numerose mostre personali e partecipato a mostre collettive nel Paese e in tutto il mondo. Le sue opere si trovano in musei, gallerie, collezioni private, spazi pubblici e sacri. Ha ricevuto onorificenze, premi e riconoscimenti per il suo lavoro. Membro regolare di HAZU. Vive e lavora a Zagabria e Zara.
Antun Boris Švaljek (nato nel 1951 a Zagabria). Laureato nel 1974 all'Accademia di Belle Arti di Zagabria. Professore associato del Master Workshop Krsto Hegedušić dal 1974 al 1977. È professore ordinario presso l'Accademia d'Arte dell'Università di Mostar a Široki Brijeg fino al 2020. L'opera di Švaljek è stata apprezzata dalla critica per la sua indubbia originalità e per l'elevata abilità nel disegno e nella pittura. Ha partecipato a numerose mostre collettive in Croazia e nel mondo e ha organizzato più di 100 mostre personali. Le sue opere si trovano in musei, gallerie, collezioni private, spazi pubblici e sacri. Ha ricevuto onorificenze, premi e riconoscimenti per il suo lavoro. Vive e lavora a Zara.
Kuzma Kovačić (nato nel 1952 a Hvar) si è laureato all'Accademia di Belle Arti di Zagabria nel 1976. Professore ordinario presso l'Accademia d'Arte di Spalato. Lo scultore Kovačić ha creato un'opera estremamente prolifica e diversificata di forme astratte liriche e grandi sculture figurative collocate in spazi pubblici. È autore di monete della Repubblica di Croazia (kuna e calce). La scultura di Kovačić è fortemente impregnata di motivi cristiani. Ha organizzato numerose mostre indipendenti e partecipato a mostre collettive in Croazia e nel mondo. Le sue opere si trovano in musei, gallerie, collezioni private, spazi pubblici e sacri. Ha ricevuto onorificenze, premi e riconoscimenti per il suo lavoro. Membro regolare di HAZU. Vive e lavora a Spalato e Hvar.
Ingresso: gratis
Che cosa fare: Arte
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